domenica 13 maggio 2007

La Monilia



In realtà dovremmo parlare di Monilie, dato che più d'uno sono i funghi che determinano la Moniliosi. I funghi responsabili sono sostanzialmente due: la Monilia laxa Ehrenb. e la Monilia fructigena Pers.
La prima interessa i fiori e, alle volte, anche i giovani rametti, mentre la seconda i fiori ed i frutti.
La patogenicità è spesso dipendente dalla sensibilità varietale, così, ad es. le visciole, le cultivar Van, Sunburst, Lapins, ecc., sono più facilmente colpite.
Anche in questo caso, come detto per il Corineo, le condizioni atmosferiche sono fondamentali per lo sviljuppo delle Monilie. Ad esempio, temperature elevate, alta umidità ambientale e piovosità insistente, favoriscono decisamento lo sviluppo e la propagazione dell'infezione.
Di norma la Monilia non desta eccessive preoccupazioni, ma talvolta si presenta talmente virulenta da distruggere l'intera produzione.
La difesa, quindi, dovrà innanzitutto basarsi sull'analisi dei parametri ambientali, sulla valutazione della fase fenologica, nonché sull'evoluzione epidemiologica. In pratica verificare che le condizioni climatiche siano favorevoli o meno all'infezione (temperatura elevata, alta umidità ambientale, piovosità insistente), verificare lo stadio fenologico (fioritura e invaiatura) e la sua suscettibilità alla contrazione della malattia (precedenti attacchi, presenza di mummie) e la verifica della diffusione del patogeno nell'area interessata.

Sintomatologia:
Il primo attacco sui fiori si nota dapprima con sparsi disseccamenti fiorali, del pistillo e/o del peduncolo; in seguito, con l'aggravarsi dell'infezione, numerosi fiori vengono coinvolti, disseccandosi e rivestendosi di una caratteristica muffa, di color marroncino chiaro, che li accorpa e li incolla.
Sui frutti, invece, si possono notare, all'inizio, aree bruno-chiare, deboli al tatto, quindi, con il trascorrere del tempo, piccole aree ammuffite, soprattutto là dove il frutto si è rotto ed ha lasciato fuoriuscire del liquido zuccherino. Sono le varietà autofertili a subire i maggiori danni, in quanto il contagio avviene per contatto diretto tra una drupa colpita e quella direttamente a contatto.
A seguito di gravi attacchi si notano gruppi di frutti completamente avvolti dalla muffa che li incolla e nel tempo li secca, lasciandoli sulla pianta anche per tutto l'inverno successivo (mummie).

DIFESA:

La scelta varietale oculata, l'uso parsimonioso dei fertilizzanti azotati, l'apporto idrico moderato, la potatura di produzione e di risanamento, sono aspetti di prevenzione importanti.

La Difesa chimica prevede l'utilizzo di prodotti specifici in pre-fioritura, se le condizioni meteorologiche sono particolarmente favorevoli ai funghi, quindi piovosità persistente, temperature miti, cv. sensibili; in post-fioritura, in caso di umidità elevata e piovosità; in pre-invaiatura, su varietà sensibili e con piovosità.

I fungicidi di maggior impiego sono: (disciplinare Reg. del Veneto 2012)



  • Bacillus subtilis (difesa biologica)

  • Iprodione (es. Rovral FL)

  • Fenexamid (es. Teldor Plus SE, Teldor WG)

  • Fenbuconazolo (es. Indar 5 EW, Simitar 5 EW)

  • Propiconazolo (es. Tilt EC)

  • Tebuconazolo (es. Folicur SE o WG)

  • Bitertanolo (es. Proclaim)

  • Boscalid+Pyraclostrobin (es. Signum)

  • Cyprodinil + Fludioxonil (es. Switch)