sabato 12 maggio 2007

Il Rodilegno rosso

Il Rodilegno rosso (Cossus cossus L.) è un lepidottero (farfalla) xilofago (mangiatore di legno). Allo stadio adulto raggiunge un'apertura alare di 70-90 mm ed allo stadio larvale, fino a 10 cm. Specie ubiquitaria, vive a spese di numerose piante arboree, sia coltivate, sia selvatiche. Le femmine adulte depositano (verso la metà di giugno), a gruppi di 10-40 elementi, fino ad 800 uova, dalle quali emergeranno (dopo una decina di giorni) le giovani larve che inizieranno ben presto ad erodere la corteccia, normalmente alla base del tronco, ma anche alla base delle grosse branche. L'erosione determina gravi danni a carico del tessuto floematico (del libro) e xilematico (del legno), ostacolando la normale circolazione linfatica, provocando un generale deperimento delle piante o di loro parti. Talvolta si può assistere anche alla rottura di rami o allo scosciamento dell'intera pianta. La vita larvale si prolunga fino al terzo anno dalla deposizione delle uova. Verso maggio emergono gli adulti dopo una fase di incrisalidamento durata circa 20-35 giorni.

La lotta
Le difficoltà di conteniumento degli attacchi e dei relativi danni sono notevoli. Infatti, una volta che le giovani larve sono penetrate nel legno è difficile snidarle ed eliminarle. Vari tentativi di utilizzare agrofarmaci più o meno specifici, non ha portato a risultati apprezzabili.


La difesa dovrebbe tendere più alla profilassi. Si suggerisce quindi di:

  • Mantenere le piante in buone condizioni vegetative (el'levata circolazione linfatica ostacola lo sviluppo larvale)

  • Tenere ben pulita dalle erbe l'area basale del tronco (per individuare rapidamente le rosure

  • Trattare la base del tronco con sostanze chimiche (olio bianco attivato) prima dell'ovideposizione

  • Rispettare l'ambiente permettere ai predatori (uccelli, pipistrelli) di eliminare il più possibile gli adulti

  • Potare le parti di pianta danneggiate

  • Intervenire con trappole per la cattura massale degli adulti (applicandone in numero adeguato su ampie superfici comprensoriali



La cattura massale prevede la collocazione negli impianti arborei di un certo numero di grosse trappole-gabbia (Mastrap L) (da 6 a 10 per ettaro) al fine di eliminare i maschi ed ottenere quindi una graduale riduzione della popolazione dell’insetto nell’intero comprensorio.

Questa strategia di difesa è già attuata in molte realtà frutticole italiane e sta fornendo buoni risultati; di contro, il costo di applicazione è alquanto elevato (circa 300-400 euro/ettaro).
Per quanto concerne, invece, la lotta biologica sono da registrare i buoni risultati ottenuti impiegando sospensioni di nemotodi Neoaplectana (Steinernema) carpocapsae e Neoaplectana feltiae; questi, spruzzati con appositi strumenti nelle gallerie o semplicemente messi in batuffoli di cotone ai margini delle stesse, sono in grado di ricercare attivamente le larve xilofaghe ed aggredirle.
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