lunedì 28 ottobre 2013

Drosophyla suzukii




Da pochi anni è apparso un nuovo dittero (Drosophyla suzukii Matsumura) in Italia che sta letteralmente facendo impazzire i frutticoltori. Il riconoscimento non si presenta tanto difficoltoso. Si tratta di un insetto che ricorda molto un suo congenere che tutti conosciamo come "moscerino della fermentazione" (Drosophyla melanogaster Meigen).

Presentano un lieve dimorfismo sessuale che, con una piccola lente, si riesce a distinguere. Il maschio e la femmina, infatti, differiscono per due semplici particolari macroscopici: il maschio presenta due chiazze nere sulle ali, mentre la femmina, non chiazzata, mostra un ovopositore piuttosto sviluppato.
Gli adulti sono attivi dall'inizio primavera fino alla fine dell'autunno, di norma da maggio a ottobre, dalla pianura fino a circa 1500 s.l.m. Le femmine depongono fino a 380 uova in 7-16 giorni, iniettando 2-3 uova per ogni deposizione. In solo 3 generazioni si possono sviluppare fino a 27 milioni di adulti. La temperatura ottimale di sviluppo si attesta attorno ai 20° C, ma sopravvive bene tra 0 e 30° C. Normalmente sotto i 5° C va in diapausa (riposo) invernale e rimane protetta nel terreno in attesa di riemergere nella primavera successiva.
Per istinto di conservazione, la femmina depone un centinaio di uova prima di iniziare la diapausa.

Già dallo scorso anno (2012) si sono segnalati, nel veronese, danni ai frutti di molte specie coltivate, ma soprattutto sul ciliegio. Quest'anno i frutticoltori hanno lamentato attacchi talmente seri, da coinvolgere le istituzioni locali e regionali per cercare di trovare delle soluzioni. Magari in tempi brevi.
Non voglio dilungarmi sui danni che la D. suzukii ha provocato alle varie produzioni frutticole (è ormai noto che le colture maggiormente coinvolte, oltre al ciliegio, sono la vite, il pesco, i piccoli frutti, fragola, ma anche altre, seppure in minor misura, come Kaki, Actinidia, Fico, Pomodoro, Peperone, ecc. nonché piante selvatiche come querce e cedri e piante ornamentali come Camelia e Styrax).
Essendo questo un blog sulla Cerasicoltura veronese, mi atterrò ai problemi che la D. suzukii ha dato e sta promettendo per l'avvenire alla produzione di ciliegie nell'area veronese.
In Valpolicella ed in Valdalpone gli attacchi sono stati particolarmente duri, tanto da compromettere per buona parte la produzione cerasicola dell'anno in corso. Sembra che le cultivar maggiormente interessate siano quelle tardive e ciò fa pensare che la Drosofila ami temperature più che miti. Tuttavia, l'alta piovosità di quest'anno potrebbe far supporre che anche l'elevata umidità ambientale potrebbe essere un fattore da considerare tra quelli favorevoli al dittero. Sfortunatamente non abbiamo ancora dati sufficienti per definire esattamente le condizioni ecologiche che maggiormente influenzano positivamente la sua presenza. I dati ecologico-ambientali sono fondamentali per un'eventuale intervento fitosanitario con insetticidi "specifici". Non bisogna, infatti, sottovalutare l'impatto ambientale che potrebbero causare, peggiorando ulteriormente le già precarie condizioni delle aree interessate. Dato che l'intervento chimico dovrà essere valutato su base oggettiva, i dati necessari per la valutazione di eventuali interventi sono indispensabili. Inoltre, va considerato il fatto che il momento interessato ai trattamenti va da giugno a tutto luglio, particolarmente delicato per la presenza di insetti utili (api) e di altri organismi utili, molto attivi in questo periodo.
Ad oggi le uniche esperienze acquisite per contrastare la Drosofila sono state quelle mediante l'impiego di trappole per la cattura massale. L'infruttuosità di queste applicazioni si è ben presto manifestata. Ciò può essere spiegato dall'elevata presenza numerica degli adulti fecondi, nonché dalle numerose generazioni annuali che questa specie presenta. Va subito detto con chiarezza che il metodo chimico non risolverà affatto i problemi, ma rappresenterà solamente un palliativo.

Alcune proposte sono emerse dai tavoli tecnici. Si parla di un paio di molecole che potrebbero essere interessanti e presto registrate anche in Italia. Si tratta di Spinetoram della Dow Agrosciences e di Cyantraniliprole (Cynazypyr) della Du Pont. In realtà non si tratta di molecole nuove, perché già presenti in altri stati (USA 2007, Canada, Cina, ecc.). Lo Spinetoram potrebbe avere interessanti applicazioni contro la Drosofila, ma resta il fatto che è una molecola che si è dimostrata particolarmente pericolosa per le api (leggi) e noi sappiamo bene, oggi, in che stato versa il patrimonio apistico italiano (i cerasicoltori in particolare, ma non solo loro, sanno dell'importanza dell'ape per la produzione di ciliegie!), oltre ad essere un insetticida ad ampio spettro d'azione! Il Cyantraniliprole non sembra comportarsi differentemente dal precedente per quanto riguarda gli artropodi utili ed altri animali ed inoltre viene oggi utilizzato in coppia con Thiametoxam, noto neonicotinoide, tristemente famoso per la sua pericolosità nei confronti delle api (vedi).

Un piccolo aiuto lo possiamo ricevere dalla prevenzione, che consiste nel distruggere tutti i frutti non raccolti rimasti sulle piante, con la lavorazione dei terreni, dove possibile, per interrare in profondità gli adulti svernanti e bruciare i residui di potatura e mai utilizzare i medesimi per il compost. Tuttavia le piante abbandonate o non sufficientemente difese sono fonte di contaminazione non indifferente!

Per il momento non c'è altro. Aspettiamo speranzosi e con ansia crescente una soluzione positiva al problema anche se, l'esperienza insegna che, in questi frangenti, chi vive sperando...


N.B. Ulteriori informazioni utili a tutti gli agricoltori si possono reperire nel sito della Regione Veneto alla voce Difesa Integrata (2013), per tutte le colture qui